Il biancospino (Crataegus oxyacantha) è una pianta perenne della famiglia delle Rosaceae, utilizzata per la cura del sistema circolatorio grazie alla sua spiccata attività cardioprotettiva e antiossidante.
La pianta del Biancospino può raggiungere altezze comprese tra i 50 centimetri ed i 6 metri. Il fusto è ricoperto da una corteccia compatta e di colore grigio. I rami giovani sono dotati di spine che si sviluppano alla base dei rametti brevi. Sono i rametti spinosi (brocche) che in primavera si rivestono di gemme e fiori che hanno ispirato Giovanni Pascoli nella poesia Valentino del 1903 ( ” come le brocche dei biancospini”). Le foglie sono lunghe 2-4 centimetri, dotate di picciolo, di forma romboidale ed incise profondamente. L’apice dei lobi è dentellato. I fiori sono raggruppati in corimbi, che ne contengono circa 5-25. I petali sono di colore bianco-rosato e lunghi 5 o 6 millimetri. I frutti sono ovali, rossi a maturazione, delle dimensioni di circa 1 cm e con un nocciolo che contiene il seme. La fioritura avviene tipicamente tra aprile e maggio, mentre i frutti maturano fra novembre e dicembre. I frutti del biancospino sono edibili, ma solitamente non vengono mangiati freschi, bensì lavorati per ottenere marmellate, gelatine o sciroppi. Si trova in Europa, Nordafrica, Asia occidentale e America settentrionale. Il suo habitat naturale è rappresentato dalle aree di boscaglia e tra i cespugli, in terreni prevalentemente calcarei. Vegeta a quote comprese tra 0 e 1.500 metri.
Cenni storici
Il nome crataegus deriva dal termine kràtaigos che significa forza e robustezza e il nome oxyacantha deriva da greco oxys che significa “punta” e akantha che vuol dire “spina”. Considerato di buon auspicio dai Greci, il biancospino era utilizzato per adornare gli altari, durante le cerimonie nuziali. I Romani lo chiamavano “alba spina” (spina bianca) e lo dedicarono alla dea Flora, che regnava sul mese di maggio, mese delle purificazioni e della castità, simboleggiata appunto dal bianco dei fiori. Per questo motivo non venivano celebrate le nozze durante quel mese e se proprio era necessario farle, si accendevano cinque torce di Biancospino in onore della dea, per placare la sua ira. Anche i Celti dedicarono la pianta al periodo che andava da metà maggio a metà giugno. Nel Medioevo sempre in quel mese, si metteva un albero di Biancospino nella piazza del paese, lo si decorava e si danzava intorno per dare prosperità al paese e per scacciare il malocchio e la sfortuna. Si diceva che i suoi fiori bianchi rappresentassero l’Immacolata Concezione; i frutti rossi, le gocce del sangue di Cristo; e i rami spinosi, la corona di spine. Esiste anche una leggenda inglese ispirata a Gesù Cristo e a Giuseppe d’Arimatea. Si racconta che Giuseppe d’Arimatea, dopo aver raccolto il sangue di Cristo e sepolto il suo corpo era partito per la Britannia. Una volta sbarcato nell’isola aveva piantato il suo bastone e miracolosamente era nata una pianta di Biancospino. Giuseppe d’Arimatea accanto ad esso costruì una chiesa, la prima chiesa d’Inghilterra. Da quel momento ogni anno alla vigilia di Natale il Biancospino fioriva ed un suo ramo veniva portato al re ed alla regina d’Inghilterra. Si diceva che i fiori bianchi dell’albero rappresentavano l’Immacolata Concezione, gli stami rossi le gocce del sangue di Cristo ed i rami spinosi, la corona di spine posta sul capo di Cristo.
Proprietà e benefici
Il Biancospino è da sempre conosciuto come la pianta del cuore, è una pianta dalle numerose proprietà benefiche. Le foglie ed i fiori del biancospino sono ricchi di flavoinoidi: questi sono degli ottimi antiossidanti naturali che contribuiscono a combattere la pressione alta, aiutando nella protezione del sistema cardiovascolare.
Inoltre, questa pianta favorisce la pulizia delle arterie dal colesterolo ed i proantocianidoli contenuti in essa aiutano a rafforzare il cuore.
Il biancospino agisce a livello del sistema nervoso centrale, riducendo la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, risultando utile in caso di tensione emotiva, ansia, agitazione, ipertensione e insonnia.
Del biancospino se ne utilizzano gli estratti secchi, la tintura madre o se ne può fare un infuso. In caso di estratto secco la dose è di circa 500/700mg da assumere una volta al giorno lontano dai pasti per almeno 6 settimane. Per la preparazione dell’infuso se ne sconsiglia l’utilizzo in caso di bassa pressione, o se si assumono medicinali che abbassano la pressione. E’ buona norma consultare il medico o l’erborista di fiducia se vi fosse qualche dubbio. L’infuso può essere acquistato direttamente in erboristeria o preparato a casa mettendo in infusione, in una tazza di acqua, un cucchiaio di foglie e fiori di biancospino per una decina di minuti, da filtrare successivamente e bere: questo infuso va assunto lontano dai pasti o prima di dormire, se si desidera beneficiare del suo effetto sedativo.
Controindicazioni
Il biancospino non ha effetti collaterali e controindicazioni particolari tranne, per l’appunto – com’è facile immaginare – per chi soffre di pressione bassa, essendo indicato nei casi di ipertensione. Dunque, ad esempio, se desiderate assumerlo come rimedio naturale contro stati di angoscia ed ansia o nei casi di insonnia, ma soffrite di pressione bassa, è bene che consultiate prima il vostro medico che saprà darvi i consigli giusti in merito.