Facciamo un po’ di chiarezza sulla Prevenzione.
Ma cosa si intende veramente?
Quando parliamo di prevenzione, ci riferiamo alla prassi degli esami preventivi da fare per accorgersi in tempo della presenza di un problema. Ma questa ovviamente non è vera prevenzione, anche se è pensare comune che tutto ciò sia comunque utile per abbassare l’incidenza delle malattie e aumentare il tasso di guarigioni.
La prevenzione è forse la più grande trappola mai innescata… A questo punto facciamoci una domanda: cos’è una industria farmaceutica? L’industria farmaceutica è un’azienda che produce farmaci. Un bambino saprebbe rispondere. Ma qual’è il suo vero obiettivo? Forse qualcuno ingenuamente può ancora pensare che il suo obiettivo sia quello di far stare bene e in salute le persone, ma non è certo così.
Come tutte le aziende ha un organico, ha dei dirigenti che guadagnano tanto quanto riescono a vendere. Ogni dirigente ha l’incarico di far funzionare bene l’azienda (come in tutte le aziende), e se l’azienda non vende il dirigente viene licenziato. Quindi l’obiettivo di ogni dirigente di ogni azienda è lavorare per aumentare l’utile.
Le industrie farmaceutiche non fanno certo eccezione in questo senso, anzi sono sicuramente tra le più agguerrite, e qual’è il loro “unico” obiettivo? Guadagnare sempre di più. Ma come può guadagnare sempre di più un’azienda che vende prodotti ai malati?
In solo due modi:
- Aumentando il numero dei malati
- Mantenendo per un tempo il più lungo possibile le persone ammalate (e in questo aiutano tantissimo gli effetti collaterali dei farmaci, che fanno sì che una volta guarito dalla patologia per cui ti sei curato se ne presenti una nuova).
Dunque, alla luce di questo, perché le industrie farmaceutiche (e quindi la ricerca) dovrebbero sottolineare con così grande forza l’importanza della prevenzione, se questa dovesse servire per avere meno ammalati? Non è controproducente per loro? In effetti a prima vista potrebbe sembrare anche controproducente… Ma a ben guardare, le cose potrebbero non apparire più così. Gli esami preventivi infatti mettono spesso in luce processi “asintomatici” che stanno avvenendo all’interno del nostro organismo e che possono avere diversi sviluppi:
- possono sfociare in una grave malattia che porta alla morte;
- possono fermarsi li dove sono, e rimanere “dormienti” anche per tutta la vita;
- possono sviluppare una malattia asintomatica e risolverla, il tutto in completa autonomia;
- possono essere degli errori di valutazione dell’esame e non rappresentare nessun pericolo.
In tutti questi quattro casi, subito dopo l’esame, il paziente diventa comunque un ammalato bisognoso di cure. Lo shock della notizia porta poi l’ammalato ad alimentare involontariamente con i suoi pensieri il problema stesso che, nella maggioranza dei casi, si sviluppa come tale anche se magari si trattava di un problema identificabile come ai punti 2, 3 o 4.
Sotto questo punto di vista, quindi, la prevenzione non è più controproducente per l’industria farmaceutica (che deve guadagnare e ha bisogno di ammalati), anzi diviene motivo di business. Non è certo confortante leggere queste notizie, e ovviamente non tutti ci crederanno, o avranno da replicare, in ogni caso vi invito ad approfondire ulteriormente l’argomento.
Alcune considerazioni sui punti 2, 3, 4
L’affermazione al punto 2, è sostenuta, per esempio, dal frequente ritrovamento di tumori (rilevati tramite autopsia) in numerosi cadaveri di persone morte per cause diverse e che erano completamente asintomatici.
L’affermazione al punto 3, è di certo quella più estrema, anche se supportata ampiamente dagli studi del Dott. Hamer, fondatore della “nuova medicina germanica”, il quale afferma che continuamente avvengono all’interno dell’organismo umano questo tipo di processi, come risposta alla risoluzione di uno shock. Hamer afferma che la malattia non è il problema ma la sua soluzione, la quale avviene in più fasi che possiamo identificare per semplicità come “fasi di crescita” e “fasi di risoluzione”, fino al ritorno delle condizioni normali dell’organismo.
L’affermazione al punto 4, è la più condivisibile da tutti: numerosi sono i casi di persone prima dichiarate malate e poi in seguito ad ulteriori esami dichiarate completamente sane. Questi casi indicati dalla medicina ufficiale come “falsi positivi”, sono un’ammissione molto chiara della possibilità di errore presente nell’esame.
Conclusioni
Questo articolo non è certamente stato scritto per fare terrorismo, ma semplicemente per fornire un ulteriore punto di vista da valutare in piena responsabilità. La decisione finale su ciò che si ritiene vero o meno, deve sempre essere della persona ed è perciò basilare imparare ad assumersi la responsabilità della propria salute.
Fonte: https://www.miglioriamoci.net